Sono un abituè. Ormai per contare gli anni di onorata carriera sugli spalti non bastano mani e piedi. Eppure ogni volta è diversa, ve lo assicuro.
Ieri sera, per esempio, mi trovavo praticamente da ospite nella nuova curva dell’Alessandria, inaugurata per l’occasione, per la purtroppo sfortunata prestazione col Novara.
Mentre cercavo di farmi coinvolgere da canti e battimani della calda curva grigia che vedete nella foto, mi compiacevo di quanto il calcio unisce, pensavo infatti che ero lì insieme a interisti, milanisti, granata, tutti uniti per la stessa causa a cantare.
Ripetendo filastrocche per me inusuali riflettevo un pò di più su quello che stavo urlando, ad un certo punto stavo mettendo alla prova la mia ugola con: “Novarese pezzo di m…” e pensavo però che in quel momento stavo insultando un gruppo di persone tra le quali sicuramente ce ne sono alcune che, la domenica, sono a fianco a me in un’altra curva a cantare ad esempio “napoletano di m…” o, per la par condicio “bergamasco contadino” (non pensate che io sia razzista, calcisticamente odio tutti allo stesso modo). Quindi allora questo calcio moderno divide… mi è venuto da pensare…
Però, tra un’azione del Novara e un tiro dei grigi, riflettevo che tra quei napoletani, bergamaschi, romani che sono lì nel settore ospiti a Torino, che si sono fatti mille chilometri per seguire la loro squadra, che stanno cercando di far sentire la loro voce… ce ne sono alcuni che, sicuramente, se io andassi a vedere la nazionale sarebbero lì fianco a fianco con me a cantare “Forza azzurri” oppure qualche insulto casuale in una lingua straniera ripetuto in maniera traballante.
Bene, ero quasi convinto! Il calcio ci ha unito, tutti insieme! Che bello! Dal piccolo Mocca grigi, bianchi, rossi, verdi, neri, all’Olimpico rossoneri, bianconeri, nerazzurri… a Berlino tutti azzurri a cantare per la stessa causa, stra-or-di-na-rio!
Ma nel bel mezzo di questo pensiero mi sono girato, guardo giù e vedo un ragazzo di Valenza che non vedevo da anni… pensa e ripensa chi è… ecco… l’illuminazione!
Era un bimbo che veniva alle elementari… me lo ricordo ai giochi della gioventù di calcio, quando noi che era meglio non mettessimo le scarpe tacchettate andavamo a tifare, tutti attorno ad un campetto, dietro una rete rappezzata alla bell’e meglio… lui giocava nella squadra avversaria, quella della scuola a 400 metri da dove abitavo io, era forte ricordo, una promessa. E noi, aggrappati a quella rete: “Scuole Pascoli pezzi di merda! Se veniamo di lì, se veniamo di lì…”