Avete mai pensato di avere un figlio?
Avete mai pensato che vostro figlio crescerà?
Avete mai pensato che un giorno potrebbe frequentare compagnie non proprio raccomandabili?
Avete mai pensato che potrebbe avere un cugino che lo spinge a compiere azioni non esattamente legali?
Non so, ma scommetto che non vi sareste mai aspettati che il vostro stupido fratello avrebbe intrapreso la carriera politica. E che un giorno avreste dovuto cercare di risolvere insieme a lui e alle rispettive consorti una vicenda tremendamente scottante. Ma sono certo che vi sareste giocati una mano che non ci sarebbe stato un solo fottuto punto in comune con lui riguardo la strada da prendere per risolvere quel grosso problema.
Eccovi servita “La cena“: dall’aperitivo al dolce attraverso un apparentemente normalissimo incontro di queste due famiglie che si ritrovano, loro malgrado, a discutere dell’irresponsabilità dei loro figli. Herman Koch ci guida con il suo consueto ritmo narrativo altalenante in questa vicenda in cui calarsi viene praticamente spontaneo, il continuo susseguirsi di perle nelle descrizioni che il protagonista fa delle persone che lo circondano, dell’approccio dei camerieri, del comportamento del fratello sono veramente irresistibili e distolgono il lettore, per qualche momento, dall’intensità e dalla tensione della situazione per poi ributtarlo nel pieno del vortice degli eventi.
Come avevo già potuto constatare in “Villetta con piscina” Herman Koch è geniale nel tracciare il profilo psicologico dei personaggi e nel descrivere i rapporti reciproci e le differenti reazioni ai fatti che costringono ognuno di loro a fare i conti ancor prima con se stessi che con i figli. Questo è un romanzo che vale sicuramente il prezzo di una cena, quindi non esitate, rinunciate alla prossima e passate dalla libreria per gustarvi quella preparata da Herman Koch, indimenticabile!
Da leggere ascoltando: A clockwork orange soundtrack… non certo perché gli argomenti del film ricordino particolarmente il libro, quanto per l’alternarsi dei generi del disco, dall’intensità di Ludovico Van alla leggerezza di “Singin’ in the rain”.