Ci sono momenti in cui anche se l’argomento mi sembra più grande di me, il problema irrisolvibile, la questione tanto, troppo distante da quelli che sono i miei pensieri, la mia vita non riesco a tacere.
Ho un qualcosa dentro che sento che deve uscire.
La cosa che mi ha fatto scattare questa molla non è stata tanto la notizia dell’abbattimento dell’aereo della Malaysian Airlines avvenuto in Ucraina, che piuttosto mi ha lasciato senza parole, ma il vedere una foto, per me simbolica, di quello che sta succedendo.
La foto è quella di un automezzo dei pompieri ucraini che sta spegnendo quello che è rimasto del velivolo caduto.
C’è uno stridere tra quell’immagine di attualità, “News”=”novità” letteralmente, recita il logo dell’emittente, e l’antichità di quel camion.
Sembra uno di quei mezzi di soccorso che si vedono nei film in bianco e nero.disastro aereo ucraina
In Italia secondo me potrebbe essere immatricolato come veicolo d’epoca.
Ora ammesso e non concesso che le parole del portavoce del presidente ucraino Poroshenko, che parlando del volo MH17 ha detto: «Questo non è un incidente, non un disastro, ma un attentato terroristico», siano vere (e io lo credo fermamente) o comunque se non un attentato un missile che ha sbagliato bersaglio ecco che la guerra che spesso “vediamo” in TV, magari distrattamente, leggendo una rivista, mangiando, o che ci colpisce solo tramite qualche post su internet o Facebook ci sbarca prepotentemente in salotto, in casa, nella mente, tra le persone care a squarciare la nostra vita fatta di lavoro (se va bene), di figli, di vacanze, di concerti, di shopping.
A questo giro ci è andata di lusso, non come a Ustica, ma a tante famiglie olandesi, australiane, malesi, indonesiane, inglesi, tedesche, belga, filippine e canadesi no. A quelli oggi di lavare la macchina, uscire a fare shopping, programmare una vacanza, ascoltare musica, comprare una casa probabilmente non frega più niente. Sono in guerra. Non lo sapevano.
Quella guerra che però nel nostro secolo ha molto successo lontano dai paesi “moderni”, ha più appeal in Africa, Medio Oriente (ma non Dubai né!), Russia, in quegli stati nei quali regna ancora tanta povertà, un sacco di disperazione, infinita disinformazione.
Perché? La risposta per me è ovvia. E’ più facile mettere contro persone non elevate culturalmente e povere che persone che sono abituate ad un certo stile di vita, che sono abituate a risolvere le cose diversamente.
Ma chi li mette contro? Ovvio pure.
Credete ancora alle parole pacifiste di chi probabilmente è stato eletto appoggiato dalle lobby dei fabbricanti di armi?
Credo che ad un certo ristretto numero di persone la guerra convenga, fintanto che è a casa del vicino, magari non troppo vicino.
Sono guerre per ottenere la libertà? Ok siamo nel 2014, parliamone.
Poco prima di questo evento nefasto tre bambini morti su una spiaggia, altri ragazzini rapiti e uccisi così, perché non erano come gli aggressori.
Ci sono quelle frasi che ascolti una volta e poi ti rimangono per sempre, quella che ho in mente quando penso a quanto ho appena scritto la pronunciò Piero Pelù durante un concerto una ventina di anni fa e diceva più o meno “e smettetela di produrre armi, fate chessò… pistoni!” …eh mica una cazzata. Perché tutte queste lobby sono sempre orientate a quacosa di malevolo, che quando non è semplicemente fotterci tutti i soldi tipo quella delle banche, è seminare guerra negli angoli più indifesi del mondo? Non ho il sogno tanto utopistico quanto fuori dal tempo che questi imprenditori tanto lungimiranti si mettano a produrre libri, con quelli sarebbero finiti ancor prima di iniziare, ma almeno perché non possono produrre veramente pistoni? Con la potenza dei media oggi ci mettono 6 mesi a farci sentire coglioni se non ci compriamo almeno una moto a testa. Ci sarà ben qualche incidente in più ma alla fine ci andrebbe comunque meglio: le moto non sparano.
Io non ho la pretesa che i capi di stato leggano il mio blog, che Papa Francesco legga Andre’s House e programmi domani un viaggio in Israele per vedere che cavolo succede (che come Benigni me lo chiedo da quando ho facoltà di intendere e di volere), però se una voce diventa milioni di voci allora forse qualcosa potrebbe cambiare.
E’ ora di smetterla. Basta!
Basta case distrutte, vite spezzate, bambini che imbracciano fucili, ma ci dormite di notte?
Ma i fratelli di questi potranno non odiare chi gli ha portato via il sangue del loro sangue?
Non tutti hanno la cultura, l’apertura mentale di Stromae che si chiede “dove sei papà?” e che forse, in fondo, è riuscito a capire, perdonare.
Quante generazioni ci vorranno ancora?
Quanti morti?
BASTA!

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