Se mi fossi addormentato a metà degli anni novanta e mi fossi risvegliato in occasioni dei mondiali in Sudafrica non avrei creduto alle mie orecchie, penserei forse di essermi risvegliato su un altro pianeta della galassia. Abitato da sfigati.
Sintonizzandosi infatti su una qualunque delle partite che stanno animando la rassegna sudafricana non si può non notare un incessante e fastidioso rumore di sottofondo che fa pensare a dei problemi all’apparecchio o all’apparato uditivo tipo un mega acufene.
Sembra che sia molto di moda (o lo sia diventato in occasione dei modiali?), in quel paese, l’utilizzo di questa sottospecie di trombetta durante le partite di calcio, nonostante il fatto che nelle inquadrature del pubblico di ieri sera (Italia-Paraguay) non ho visto nessuno con l’infernale strumento alla bocca. Io mi chiedo quale sia il gusto di andare allo stadio e dar fiato a questi cosi.
Quando vado allo stadio devo poter manifestare almeno assenso o dissenso a seconda di quello che succede in campo, ho voglia di gridare contro qualcuno, lanciare qualche messaggio, qualcuno dirà “anche qualche oggetto contundente”, perchè no. E invece sono riusciti a imporre alla massa questa trombetta la quale che tu sia d’accordo o meno con quello che succede non ti permette di esprimerlo, puoi al massimo soffiare dentro questa specie di sturacessi ottenendo un suono assordantemente insignificante.
E’ segno dell’appiattimento della società e del mondo moderno, sono riusciti ad ammutolire i tifosi con una cosa geniale: una cosa così rumorosa che anche se in 100 si mettono d’accordo per cantare cori contro qualcuno vengono automaticamente coperti dalle migliaia di bestie che strombazzano inutilmente. Sempre lo stesso suono, assordante, fastidioso, inutile.
Se ricordate quando si giocava la finale di Coppa Interontinentale a Tokyo, Giappone paese dove chiaramente la repressione e la lobotomizzazione vanno per la maggiore, anche lì era in voga una specie di fischietto e ricordo un telecronista che parlava addirittura del suono riprodotto anche dagli altoparlanti dello stadio, con aumenti di frequenza a seconda dell’azione di gioco fosse più o meno sotto porta.
Questo non è più calcio, è una roba per la televisione, con tanto di presentatori, microfoni e di kermesse, di conferenze stampa e di spettacoli di cantanti sul viale del tramonto.
Il bel calcio è fatto di cori, striscioni, fumogeni, sfottò, gruppi organizzati, trasferte. Di gente che possa manifestare i propri sentimenti come meglio crede non con una trombetta colorata.

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