Senza ombra di dubbio mi sento di non poter accostare in nessun modo l’aggettivo “fondamentale” a questa lettura.
Eppure cerco di tenere sempre a mente, quando inizio un nuovo libro, la raccomandazione che l’anziano Ted Brautigam faceva al giovane Bobby, lettore in erba, in “Cuori in Atlantide” di Stephen King: “Questo libro è di più o meno duecento pagine. Leggine il primo dieci per cento, vale a dire venti pagine, … poi, se ancora non ti piace, se non ti da più di quello che ti sta prendendo, accantonalo”.

Quello che mi ha fuorviato, questa volta, è che “Le cose fondamentali” è divertente e molto scorrevole almeno fino a metà.

Le vicende di questo padre un pò fuori dal comune sono bizzarre e l’idea di mettere nero su bianco i suoi pensieri, da consegnare in eredità al figlio quando avrà 14 anni, anche apprezzabile.

La figura dell’amico contestatore poi, che cerca di far tornare sulla terra il protagonista, esprimendo esattamente il mio punto di vista riguardo la follia genitoriale e tutta l’infinita serie di manie che quella situazione genera, sembra proprio quello che ci vuole per dare un pò di vivacità al racconto.

Quello che non ci voleva, purtroppo, è quello che succede nella seconda parte del romanzo: cambiamento dell’io narrante, vaneggiamenti del protagonista e storia che, a me personalmente, pare assumere contorni decisamente surreali.

Non è una lettura grandemente impegnativa in termini di tempo, certo però che averlo saputo prima…

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