“E mi sono acceso una Rothmans leggera per godermi lo show che stava per distruggere il bar. Perché, chiaro come la merda, stava per nascere una rissa epocale. La rissa delle risse. Non fate gli schizzinosi, amici cittadini, non cercate di forzare la natura, non fate gli evoluti del cazzo, non fate parlare i quattro libri noiosi e rilegati male che avete letto, la rissa è oggettivamente una cosa meravigliosa, è meglio di una scopata con la Carrà all’apice della sua comunicativa sessuale, quando si proponeva da Trieste in giù. Chi dice il contrario, sul concetto di rissa, è un imbottito di psicoanalisi e progresso che non andrà molto lontano. Neanche se tiene Freud come medico della mutua.”
Questo passo per me, più di ogni altro riesce ad inquadrare il personaggio che racconta la sua storia in “Hanno tutti ragione“, il quale seppur a tratti autolesionista, spesso criticabile ha la capacità di vomitare addosso tutte le verità sui vizi e le virtù del popolo italico medio; se mi passate la citazione, il paragone, ora mi riporta ad un pezzo di Marracash, che non era ancora uscito quando lessi il libro, ‘In faccia’ che recita nel ritornello: “Pensavo che ogni uomo mente a se stesso e la bugia aiuta a vivere meglio, poi ho aperto gli occhi ed era tutto così, fratè non è un pianeta per me…” Mister Tony Pagoda è un cantante, di un certo successo, che ripercorrendo parte della sua vita si apre al lettore in un modo così diretto e spregiudicato da suscitare una moltitudine di sentimenti contrastanti.
Personalmente l’ho subito amato per la sua simpatia, adorato per l’autoironia, ho sorriso dei suoi vizi, ho sofferto nei suoi errori, l’ho odiato per certe scelte, l’ho ascoltato come un amico da sempre nelle sue confessioni anche quando queste hanno toccato corde delicate. Forse proprio per la capacità di toccare esattamente quelle.
Quando leggo qualcosa scritto così lucidamente mi chiedo se l’autore potrebbe farlo non assomigliando almeno un pò al personaggio che tratteggia con tanta nitidezza e anche se fosse vero questo non aggiungerebbe velature alla stima che ho per Paolo Sorrentino. Un Sorrentino in formissima a mio modo di vedere che, per concludere, è riuscito a ricostruire tramite Tony il ritratto di un’italietta sgangherata e traballante con un’ironia veramente personale, una lettura che nonostante la discreta mole appassiona molto e scorre senza particolari problemi anche quando il protagonista si lancia nelle sue infinite paranoie.
Da leggere ascoltando: mi vien da dire la discografia di Frank Sinatra benchè io non lo conosca così bene.