Quando ho letto che questo romanzo “è considerato negli Stati Uniti uno dei più importanti classici della letteratura afroamericana del secondo dopoguerra” mi sono compiaciuto dell’esistenza del web. Ci avvicina, non ci avvicina? Boh? Però i tempi li taglia, non so come e quando sarei venuto a saperlo altrimenti.
Non solo non ho esitato ad acquistarlo insieme ad un altro pò di materiale tutto direttamente dalla Shake (www.shake.it casa editrice parecchio interessante) ma è stato anche il primo che ho deciso di prendere in mano, per la mole non eccessiva e anche per allontanarmi un pò, almeno con le letture, dal bel paese.

La storia è devastante e racconta di una famiglia nera che si trasferisce dalla campagna a Chicago negli anni del dopoguerra, dominata in ogni senso da una madre… ‘padrona’ che con i suoi comportamenti ‘risolve’ tutti i problemi e le beghe familiari in modo tragico ed irreversibile. Tutto questo raccontato dalle parole di ‘pisellino‘ il più piccolo di tutti, l’osservatore privilegiato della tragedia in corso.
Iceberg Slim non ci va tanto per il sottile con il linguaggio, non è un libro proprio ‘per tutti’ ma non ci sono scuse: siamo in una Chicago dura e molto poco pura, non si possono utilizzare mezzi termini o mezze parole.
E’ tanto crudo e ruvido nelle situazioni quanto ben scritto e scorrevole, il dipinto da dentro di un pezzo di società in un luogo e in un tempo lontani ma per certi aspetti, abbastanza vicini.

Da leggere(!) (e rileggere!) ascoltando: hip hop, senza dubbio, Raising Hell dei Run DMC lo trovo particolarmente adatto, vorrei dire Ice Cube o Ice T, il cui nome deriva proprio da Iceberg Slim, ma non mi sento così tanto preparato. Studierò.

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