Avevo questo libro lì fermo in mezzo a quelli ancora da leggere.
L’ho preso in mano appena ho saputo della morte di Giorgio Bettinelli.

Avevo già letto, molto tempo fa, “In vespa“, il libro del primo viaggio del mitico vespista quindi sapevo già cosa mi aspettava però poi una volta immerso tra le sue righe mi sono reso conto che era come averlo lì, tipo angelo del ‘Cielo sopra Berlino‘ a raccontarmi le sue avventure sul mitico scooter Piaggio.

Il suo modo disincantato e semplice nel raccontarti di paesi che hanno l’acqua un’ora al giorno, di persone che vivono ai limiti della sopportazione umana, la sua capacità di adattamento, di mescolarsi con qualunque tipo di persone, il suo essere cittadino del mondo non mi stanca mai, fa di Giorgio Bettinelli una persona come rarissimamente mi è capitato di conoscere.

Non sapevo che questo libro avesse un seguito e che ne scrisse uno anche di un viaggio in Cina, leggerli sarà sicuramente il modo per sentirlo ancora vicino e presente e, per quanto riguarda il secondo, per avvicinarmi a uno stato che ai più fa paura… ma evidentemente non a tutti se Giorgio l’aveva scelto per viverci.

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