Roma. Anagramma di amor, sinonimo di eternità.
Questo romanzo è la storia di sei personaggi che si incontrano, si scontrano, si incrociano e si attraversano in un susseguirsi di sensazioni e di contatti più o meno intensi tra loro, benché alcuni siano ancora tra noi e altri non più o meglio, non proprio visto che hanno ancora qualche interazione con gli abitanti della nostra parte di mondo.
Surreale? Solo nella misura in cui non credete che ci sia un angelo seduto al vostro fianco mentre chattate con un amico, mentre state facendo la doccia o l’amore.
Questo libro è ambientato in una capitale che appare eterea, spesso notturna, buia, uguale uguale ai miei ricordi della città eterna, in cui i suoi tratti più intensi e spiacevoli vengono appena accennati da una scrittura tanto delicata che il traffico, ad esempio diventa un particolare secondario, laterale non fastidioso.
Dopo aver casualmente letto una serie di romanzi tutti ambientati a Milano leggendo “Il Giardino Elettrico” mi è sembrato di volare, di sognare, di spostarmi di un milione di chilometri di riempire i miei polmoni di aria calda come il sole, finalmente.
Mi è piaciuto, nella sua delicatezza, questo romanzo e ve lo consiglio vivamente per come è scritto, per come come sono ben delineati i personaggi per come sono azzeccate le situazioni e gli incroci, anche se l’argomento può sembrare non originale. Mi sembra di aver letto di un possibile seguito, lo aspetto con ansia.

Da leggere ascoltando: se ogni tanto mi viene qualche dubbio sull’esistenza di qualcuno che può interagire con noi dall’aldilà mentre mi accingevo a scrivere questa recensione mi è capitato di cliccare sul link del nuovo singolo di uno dei miei cantanti preferiti… la mia mano l’ho mossa veramente io, per cliccare sul link al video di Al Castellana tratto da Funk Me To The Moon, in uscita ora? Guardare per credere:

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